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Le sue origini risiedono nell’urgenza di creare un’organizzazione che fonisca a tutti, soprattutto ai più vulnerabili, i mezzi per informarsi ed educarsi, per aprirsi al mondo e illuminarlo meglio a sua volta.
Fin dall’inizio, Bibliothèques Sans Frontières ha sostenuto un nuovo approccio alla cooperazione culturale con i Paesi in via di sviluppo, in particolare per ripensare il collezionismo librario e costruire modelli economici sostenibili per le biblioteche pubbliche e comunitarie.
Dopo il terremoto del 2010 ad Haiti, Bibliothèques Sans Frontières ha assunto una nuova dimensione e ha sviluppato una forte esperienza nel rispondere alle situazioni umanitarie. In collaborazione con il designer Philippe Starck, ha creato l’Ideas Box, una mediateca mobile che può essere allestita nelle situazioni più difficili. Allo stesso tempo, l’organizzazione ha intrapreso la strada del digitale, che l’ha portata a lavorare in profondità su metodi di insegnamento innovativi – Khan Academy e Digital Travellers – sulla smaterializzazione della conoscenza e sui problemi legati alla connettività per le popolazioni isolate, ad esempio con l’Ideas Cube.
Nell’aprile 2017, BSF lancia un’operazione umanitaria, il cui scopo è quello di creare un ambiente di apprendimento, socializzazione, integrazione attraverso l’Ideas Box che, con il supporto dell’Alto Commissariato per i Rifugiati, diventa subito punto di riferimento, luogo attrattivo per i giovani e per le donne con percorso migratorio. Si tratta di persone in cerca di risorse in lingua madre, di accompagnamento verso l’autonomia, di un nuovo inizio; ma anche per i bambini che non hanno possibilità di leggere a casa. Qui si impara, si creano nuovi legami, si riafferma l’identità personale e culturale contro la frattura geopolitica, l’isolamento sociale, la discontinuità educativa, il declassamento professionale.
Qui nasce ufficialmente Biblioteche senza frontiere, antenna italiana dell’omonima Ong internazionale, ad oggi presente in Francia, Belgio, Stati Uniti, Italia. Biblioteche senza frontiere opera nel nostro paese portando le biblioteche fuori dalle loro mura o rafforzandole per servire un pubblico che non le frequenta, permettendo l’integrazione degli esiliati attraverso l’accesso a informazioni adeguate e l’acquisizione di competenze sociali e linguistiche, aiutando tutte le persone a diventare cittadini illuminati in una società digitale, migliorando l’occupabilità delle popolazioni lontane dal lavoro, e dedicando progetti speciali alle periferie. L’Italia costituisce in questo senso un laboratorio sociale complesso e permanente, e le periferie urbane sono, spesso, il luogo in cui questo laboratorio si esprime attraverso un prezioso potenziale sociale, che, se non attivato e orientato al pieno sviluppo, rischia di essere disperso.