È una questione urgente. Il bisogno di leggere. Fate una donazione!
Le Strutture temporanee, i Centri del Servizio protezione richiedenti asilo e rifugiati(Sprar) e i Centri di accoglienza straordinari (Cas) fanno un grande lavoro sul nostro territorio, accogliendo il 73,9% dei migranti e fornendo servizi di prima necessità: (mensa, docce, indirizzamento verso servizi sanitari e di assistenza sociale etc.)
Nell’attesa di ottenere una regolarizzazione della loro situazione, e di potere costruire un proprio percorso, il disagio e l’isolamento possono raggiungere livelli elevati. Il tempo medio di permanenza in un centro di accoglienza è di sei mesi, e nei campi profughi la durata si estende fino a 17 anni, durante i quali i migranti sperimentano un’incertezza tanto identitaria quanto di prospettiva.
In questo contesto, leggere, giocare e apprendere in un luogo sicuro e accogliente sono bisogni fondamentali per ristabilire una condizione di normalità.
Ma anche nelle situazioni in cui il processo di integrazione sia formalmente già più avanzato (con ad esempio relativa iscrizione in
una scuola, inizio di un percorso professionale, etc.), possono persistere importanti problemi di inclusione e adattamento culturale.
L’associazione Biblioteche Senza Frontiere agisce a supporto di queste realtà, portando le biblioteche fuori dalle loro mura o rafforzandole per servire un pubblico che non le frequenta, per permettere l’integrazione degli esiliati attraverso l’accesso ad informazioni adeguate e l’acquisizione di competenze sociali e linguistiche, aiutare tutte le persone a diventare cittadini illuminati in una società digitale, e migliorare l’occupabilità delle popolazioni lontane dal lavoro, in particolare i giovani, le donne e i migranti.
Il nostro primo livello di intervento prevede il supporto in situazioni emergenziali alle strutture di accoglienza e ospitalità per le attività di mediazione culturale e linguistica, educazione civica, creazione di momenti di socialità e di senso, in cui le culture e le lingue di provenienza hanno modo di esprimersi e diventare oggetto di racconto, per combattere il rischio del diniego delle origini, restituire unità alle identità culturali frammentate, creare legami e porre le basi per l’integrazione.
Il secondo livello d’intervento è quello che si esplica nell’azione
educativa e di inclusione nelle strutture pubbliche e nelle scuole di
periferia caratterizzate da un’alta incidenza di alunni con percorso
migratorio, che vivono tutti giorni due realtà spesso non comunicanti. È qui che si registra una forte necessità di una vera e propria definizione dei mattoncini di un nuovo linguaggio in grado di gettare le basi per la reciprocità e l’apertura di cui la nostra società ha bisogno.
Il terzo livello è quello dell’orientamento formativo e professionale, che mira a ridurre gap, discriminazioni e dequalificazioni, e a far valere l’alterità anche nel mercato del lavoro e le forme di competenza diversificate.